Scoprire componenti strettamente funzionali e tecniche, nella mise en scène di un interior,
rispecchia un concetto di design attuale e contemporaneo.
Una disinvoltura guadagnata, che non si preoccupa di lasciare a vista cavi elettrici, intelaiature,
giunture, viti e superfici grezze. Anzi, celebra questi elementi come tratti distintivi ed essenziali,
che contribuiscono all’identità dell’ambiente.
E, con essi, particolare rilievo acquistano allora le superfici, quelle strutturali, di pareti, pavimenti e
soffitti: apprezzate nel loro aspetto più autentico, grezzo ed essenziale.
Qui le texture più materiche e i tratti estetici più crudi e irregolari scelgono materiali dal fascino
nuovamente ritrovato, dove tra tutti svetta in lista il cemento.
Un materiale che ha conosciuto una magnifica celebrazione prima di tutto nell’architettura degli
anni ’60, secondo uno stile e una concezione che portano il nome di Brutalismo.
E di quello stile, adesso, abbiamo ripreso alcuni capisaldi e intuizioni, ridimensionandolI però
soprattutto nell’ambito del design d’interni, sotto il concetto di estetica industriale.
Andiamo perciò a rivederne le origini e a delineare ancor meglio il rapporto tra cemento e design.
Brutalismo in architettura
Anni ’60 e boom edilizio conducono il gioco di una nuova architettura, che esprime la sua
particolare estetica nell’utilizzo predominante del cemento.
Il termine “brutalismo” deriva infatti dall’espressione francese beton brut, che designa
semplicemente un materiale, appunto il “cemento grezzo”, diventato la chiave di una nuova
concezione del costruire.
E così l’utilizzo del cemento nell’edificazione mette in moto decisive rivoluzioni di sorta, a partire
dalla possibilità di creare forme costruttive diverse, non più vincolate alla necessità di una facciata
portante. Progetti e realizzazioni che includono ora piani asimmetrici, intermezzi vuoti con spazi
all’aperto, passatoie esterne e sporgenze a qualsiasi altezza.
Tutto ben visibile e fruibile da fuori, come facilmente leggibile diventa anche il progetto
dell’edificio e la sua struttura compositiva di sostegno.
I canoni del design brutalista
E allora i canoni estetici dell’architettura brutalista si rifanno ai concetti di forte espressività,
impatto visivo, comunicazione diretta e potenza materica.
Caratteristiche che trovano nel cemento il miglior alleato, nella proposta di forme massicce e allo
stesso tempo intraprendenti e di superfici ruvide non finite.
Ma se l’architettura brutalista, dopo il suo periodo di massima fioritura, ha ricevuto un brusco
colpo d’arresto per essere poi aspramente criticata, oggi se ne riscoprono alcune interessanti
peculiarità: adibite soprattutto nell’ambito del design.
Il nuovo brutalismo d’interni e lo stile industrial
Come valeva per l’architettura brutalista, oggi arredare col cemento anche gli interni è una scelta
che conferisce grande identità agli ambienti, perché li presenta nel loro aspetto più puro, autentico
e incisivo.
E l’autenticità di ogni cosa è il teorema che sta alla base di quello che chiamiamo stile industrial,
dove anche tutti gli elementi d’arredo, assecondano questa volontà di presentarsi “onesti” ed
essenziali.
Eppure la materialità del design cemento, ancor di più nella sua versione grezza e ruvida, dà anche
la possibilità di creare degli interessanti contrasti: con un arredamento più raffinato o sontuoso,
con l’inserimento di componenti tessili dalle consistenze morbide, complementi e oggettistica
ricchi di colore e pattern, con l’introduzione di materiali a contrasto, come vetro e legno.
Perché, si sa, lo stile e il design spesso si nutrono di contrasti, in grado di valorizzare meglio i vari
oggetti nella loro tipicità.
Suggestioni brutaliste per Ideal Work
Per design contemporanei in grado di adattarsi sia negli ambienti interni sia negli spazi esterni,
Ideal Work ha fatto proprie le suggestioni del brutalismo sia nella linea Concrete Optik, sia nella
linea Nuvolato Architop®, la cui versatilità si può ammirare per esempio nel progetto del Museo
Zoya, situato vicino Mosca.